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Marco Formentini, uno storico-economista a Milano!

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Non era un massone, né un anticlericale. Marco Formentini: stimato e anziano professionista senza particolari ambizioni di carriera politica o sociale.

Chi era Marco Formentini?

Marco Formentini nasce il 17 giugno 1811 a Bosco Valtravaglia vicino Luino. Appassionato di pittura, frequenta l’Accademia Carrara dove imparerà a dipingere.

A 17 anni trova lavoro come diurnista nel Commissariato di Verdello e l’anno successivo si diploma come maestro elementare “maggiore”.Nel 1830 ci informa lui stesso sulle sue molteplici attività in una lettera ai suoi genitori: “sono pittore all’Accademia, praticante alla ragioneria centrale, studente di metodica, maestro assistente alla scuola maggiore, diurnista al Commissariato, delegato al riordino dell’Archivio locale, diurnista alla pretura“.

Il pittore e il maestro rappresentano una fase del tutto transitoria della sua attività. Tende così ormai a dirigersi verso un futuro di impiegato contabile con uno spiccato interesse per la storia.

 

Il periodo della Resistenza

Nel 1848 si trasferisce in via San Carpoforo quando a Milano esplodono le Cinque Giornate. Fin da subito si schiera con gli insorti, prendendo parte nel 1849 alla resistenza di Venezia. Dopo la caduta della Serenissima torna a Milano, ma non può ovviamente riprendere il suo impiego pubblico. Decide allora di dedicarsi alla libera professione, che lo renderà presto uno dei più pagati ragionieri meneghini. Ed è proprio in questi anni che inizia a collezionare documenti storici milanesi, a seguito del conseguente stato di abbandono degli archivi.

Nel 1854, diventato perito revisore dell’I.R. Tribunale provinciale di Milano, pubblica il suo capolavoro giuridico-amministrativo: “Sulla compilazione e revisione dei rendiconti e divisioni dei patrimoni soggetti alla tutela del Giudice“. Un saggio sulla gestione dei patrimoni fallimentari e sulle divisioni dei patrimoni ereditati da minori.

La guerra del 1859 sorprende sgradevolmente il non più giovane Formentini. Il 31 maggio viene arrestato a Varese dagli austriaci come presunta spia e poi trattenuto come ostaggio per 5 giorni. Racconterà poco dopo le sue disavventure in un opuscolo intitolato “Le cinque giornate di prigionia nelle mani del tenente-maresciallo Urban e il bombardamento di Varese“.

Nel 1866, di fronte ai chiari segni di bancarotta dello Stato, 933 milioni di spesa contro 668 milioni di entrate, pubblica come ultimo l’opuscolo “Sulla sistemazione delle Finanze del Regno d’Italia“.

Sarà l’ultima volta che interverrà nel dibattito politico. Due anni dopo fonda l’Accademia dei ragionieri e ne diventa il primo presidente, raggiungendo l’apice della sua lunga carriera professionale.

Il ruolo dello storico

Nel 1870 Marco Formentini pubblica commentandolo un documento di sua proprietà che riporta il bilancio di un anno del Ducato di Milano sotto Francesco Sforza. È la Memoria sul rendiconto del Ducato di Milano per l’anno 1463. Un esempio inedito di saggio storiografico, che concentra la propria attenzione non più sulle vicende politiche e militari, ma sulle questioni amministrative e finanziarie. Si tratta di un saggio di storia-economica, disciplina allora del tutto sconosciuta nel panorama della cultura europea.

@Clelia Mumolo

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