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Futurismo a Milano, dalla rivista “Poesia” al Manifesto futurista!

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Come si è sviluppato il Futurismo a Milano? Che ruolo assunse la figura di Tommaso Marinetti nell’ambito letterario milanese?

La famiglia Marinetti

Nella seconda metà dell’800 l’avvocato Enrico Marinetti si trasferisce, con l’intera famiglia, ad Alessandria d’Egitto per svolgere l’attività di giurista. La famiglia lascia l’Egitto dopo aver fatto fortuna e si trasferisce a Milano in via Senato 2, in un grande appartamento all’angolo con corso Venezia. I milanesi diffidenti, colpiti dalle grandi disponibilità finanziarie dei Marinetti, sostengono malignamente che l’avvocato aveva fatto i soldi con il mercato sessuale.

Siamo nel 1893, i figli del Marinetti: Leone e Tommaso dopo la formazione alessandrina di stampo francese si iscrivono, su insistenza del padre, alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia.

Leone giovanissimo viene colpito da una forma acuta di artrite che gli danneggia il cuore e lo uccide. Tommaso, presa precauzione delle condizioni climatiche poco agevoli, viene mandato a studiare a Genova dove si laurea nel 1899. Tornato a Milano, inizia a frequentare letterati e critici. Il suo interesse però è rivolto a quanto sta succedendo a Parigi, fucina dei nuovi movimenti artistici “simbolista” e “umanista”. Pubblicherà così a Parigi nel 1902 La Conquête des Étoiles, che inizia a far circolare il suo nome in quell’ambiente lanterna del suoi desideri.

La nascita della rivista “Poesia”

Morta la madre. Padre e figlio, decidono di dividere in due parti il grande appartamento di via Senato. Tommaso decide di utilizzare il suo nuovo spazio per avviare un’iniziativa editoriale che gli consenta di essere maggiormente conosciuto in Italia e all’estero. Fonda così nel 1904 una rivista letteraria dal nome “Poesia”, il cui primo numero esce nel gennaio 1905.

È una pubblicazione molto elegante stampata su una splendida carta a mano a caratteri grandi. La copertina, che cambia colore ad ogni numero, è disegnata dall’incisore Alberto Martini di Oderzo. Vi compare raffigurata una rupe che si leva su un piano coperto di sozze figure striscianti nel fango. Sulla vetta una figurina di donna nuda, la Poesia, con in mano un arco, dal quale scocca frecce che colpiscono un mostro a tre teste intento ad allattare il pargoletto. Non abbiamo purtroppo riferimenti espliciti sul significato preciso della rappresentazione.

La rivista doveva uscire ogni mese al prezzo di una lira per numero. Di fatto usciranno molti numeri doppi o tripli ma di notevole spessore per compensare gli abbonati. La rivista, che porta il sottotitolo di “Rassegna internazionale” contiene realmente molti contributi poetici stranieri, soprattutto francesi e mira principalmente a sprovincializzare l’ambiente letterario italiano. Seguendo un filone tipicamente milanese, inaugurato mezzo secolo prima da Carlo Cattaneo e Carlo Tenca.

Milano in questi anni sta attraversando un periodo di grande travaglio politico.

Le lotte sociali portano nel 1906 alla formazione della Confederazione Generale del Lavoro e della Lega degli industriali. Cominciano a circolare “gli automobili”, all’epoca si usava il maschile, e i primi aeromobili. Il traforo del Sempione e molte altre innovazioni tecnologiche esplodono nell’Esposizione internazionale del 1906 al Parco Sempione.

 

Il primo gruppo di poeti

Tra i primissimi collaboratori di “Poesia” vanno ricordati soprattutto due poeti, che sono ancora oggi figure di primo piano della letteratura italiana del Novecento: Gian Pietro Lucini e Paolo Buzzi.

Gian Pietro Lucini nato a Milano nel 1867 rappresenta un ponte tra la seconda Scapigliatura milanese e le nuove tendenze di rottura del nuovo secolo. Lucini è un personaggio anomalo nell’ambiente milanese, fortemente critico nei confronti della cultura ufficiale. L’incontro con Marinetti lo spinge verso un maggiore sperimentalismo che sfocerà nella sua proposta del Verso libero, prima pietra fondamentale della futura poesia futurista.

Paolo Buzzi, invece, nato nel 1874 e quasi coetaneo di Marinetti, del cui diventa ben presto molto amico. Inizia una doppia vita che lo vedrà impeccabile funzionario di giorno e estroso futurista di notte.

Per aggregare nuove voci attorno al ristretto gruppo degli amici iniziali, organizza concorsi per giovani poeti. Il premio per il migliore libro di versi era di L. 3000, una cifra molto elevata all’epoca. I testi vincenti vengono pubblicati dalla stessa rivista che inizia così una propria attività editoriale. I libri avevano copertine semplici senza fronzoli, destinate a colpire con il titolo. A partire dal 1907 uno dei compiti principali della rivista diventa quello di pubblicizzare, anche mediante brevi anticipazioni, le nuove pubblicazioni e principalmente quelle di Lucini e Buzzi.

 

Il nuovo Movimento futurista

Nella primavera del 1908, Marinetti decide di prendere la patente di guida e di acquistare un’automobile. Alla prima uscita da Milano capita però un incidente che poteva essere molto grave, ma che fu ritenuto da lui stesso il fattore scatenante grazie al quale nascerà il movimento futurista.

Il manifesto del nuovo movimento, viene pubblicato per la prima volta da “Le Figaro” il 20 febbraio 1909. In realtà doveva essere pubblicato prima dalla rivista “Poesia”, ma il terremoto di Messina lo convince a rinviare l’annuncio di un mese perché l’attenzione di tutti era concentrata in quel momento sul tragico avvenimento. Una preoccupazione superflua perché nessun giornale in Italia registra la nuova iniziativa culturale che fu del tutto ignorata dall’opinione pubblica. Solo alcuni letterati entusiasti vi aderiscono e inviano alla rivista il loro plauso e le loro opere.

Con il 1909 la rivista cessa le pubblicazioni e si trasforma in Casa editrice mentre il movimento futurista, che all’estero aveva già cominciato a suscitare un certo interesse, si prepara a decollare.

credits:

@Clelia Mumolo

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