Storia della fontana milanese dedicata a Pinocchio, dall’abbandono alla rinascita

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Alla scoperta della storia della fontana milanese dedicata a Pinocchio, dall’abbandono alla rinascita.

Della fontana milanese dedicata a Pinocchio in corso Indipendenza a Milano si è scritto e detto molto.

La fontana dedicata al noto protagonista del romanzo di Carlo Collodi è stata per diverso tempo punto di ritrovo per gli abitanti della zona.

Poi, a partire dal 1989, la fontana è stata per anni in totale stato di abbandono, e numerosi furono gli atti vandalici che la deturparono profondamente. Solo il 18 dicembre 2013, dopo un lungo e costoso restauro, la fontana è finalmente tornata agli antichi splendori.

STORIA

L’opera, realizzata nel 1955 da Attilio Fagioli (1877-1966) presso la fonderia Battaglia e dono della “Famiglia artistica” alla città di Milano, ritrae nel suo punto più alto Pinocchio divenuto bambino che guarda con aria divertita il suo corpo di burattino, posto in maniera esanime alla base del pilastro centrale della fontana. Dietro il corpo del Pinocchio burattino, compaiono invece ai lati del pilastro il gatto e la volpe, personaggi simbolo del famoso romanzo di Collodi.

Storia della fontana milanese dedicata a Pinocchio, dall'abbandono alla rinascita
Storia della fontana milanese dedicata a Pinocchio, dall’abbandono alla rinascita

C’è una storia interessante che riguarda proprio il gatto realizzato dallo scultore Fagioli: nei suoi numerosi anni di abbandono, la fontana ha subito diversi atti vandalici, tra cui la rimozione del gatto, di cui erano rimaste solo le zampe. Per la ricostruzione del gatto, in occasione della seconda inaugurazione del 2013, è stato necessario il contributo della nipote dell’artista, Sandra Tofanari, che si era addirittura offerta di restaurare la fontana personalmente.

Sotto la scultura in bronzo del Pinocchio bambino, che stupisce per il grande realismo, e al centro del pilastro della fontana, si trova invece incisa in caratteri dorati una frase del poeta milanese Antonio Negri, che pare ispirò l’opera dello scultore: “Com’ero buffo quand’ero un burattino! E tu che mi guardi, sei ben sicuro di aver domato il burattino che vive in te?”.

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