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Galeazzo Maria Sforza: la vita del primo signore di Milano!

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Innovazioni, donne, intrighi e morte. Chi era Galeazzo Maria Sforza? E quali furono le cause del suo decesso così prematuro?

 

La vita

Galeazzo Maria nacque a Fermo il 14 gennaio 1444, figlio di due figure di spicco della storia milanese. Bianca Maria Visconti, ultima discendente della casata che aveva governato la città per quasi due secoli. E Francesco Sforza, primo signore di Milano prima dell’inizio dei lunghi domini stranieri.

Il piccolo Galeazzo fece il suo arrivo a Milano all’età di sei anni. A tredici anni venne mandato da Borso d’Este per intraprendere gli studi di: lettere italiane, francesi e latine. Ma anche filosofia, musica, arte e matematica. All’arte della guerra, preferì avviarlo direttamente il padre, all’epoca vero ed indiscusso maestro.

Il Duca di Milano

La vita sentimentale di Galeazzo doveva inizialmente concludersi con il matrimonio combinato con Susanna Gonzaga. Ma il tutto naufragò a causa dei difetti fisici della sposa. La poveretta era gobba e finì con l’andare in convento. Il giovane Galeazzo venne allora promesso in sposo alla giovane Bona di Savoia, sorella di Carlotta di Savoia, seconda moglie del re di Francia Luigi XI.

Una parentela decisamente ambita, che Francesco volle guadagnarsi a tutti i costi. Tant’è che durante un’assedio inviò a difesa del re il proprio esercito capitanato dallo stesso Galeazzo. Non fu una grande impresa militare, anzi sembrava studiata ad hoc per fare una buona impressione agli occhi reali. Ma fu un successo sforzesco, e una grande entreè sulla scena dell’erede del ducato di Milano.

Negli anni successivi concluse gli accordi per il suo matrimonio con Bona. Celebrate le nozze per procura il 10 maggio 1468, la giovane sposa sbarcò a Genova nel luglio seguente, e ad accoglierla fu inviato il fratello Ludovico Maria, proprio il Moro, che poi prenderà il potere.

 

Le innovazioni a Milano

Tra i meriti politici e amministrativi, si ricorda un’intelligente pavimentazione delle strade di Milano con blocchi di pietra. Ma anche progetti come: l’introduzione dell’arte della stampa. Che a Milano trovò terreno fertile, tanto da renderla capitale dell’editoria. Rese navigabili la Martesana e quella parte di Naviglio Pavese tra Pavia e Binasco. Si occupò anche della condizione dei suoi sudditi. Si preoccupò di introdurre un sistema di censimento e anagrafe su base civile e non più ecclesiastica. Suo anche il merito, negli ultimi anni di governo, di aver riordinato il sistema delle emissioni monetarie della Zecca di Milano.

 

Un indomabile Casanova

Famoso per il gran numero di amanti collezionate, di tutte le estrazioni sociali. D’altro canto, Galeazzo era un uomo spesso crudele e malvagio, e soprattutto molto impulsivo. Ammetteva di essere eccessivamente lussurioso, ma smorzava il vizio auto-assolvendosi. Sosteneva che, del resto non è gran peccato, in un signore, l’essere superbo. La sua vita, a molti così invisa, durò comunque poco: il 26 dicembre 1476 fu ucciso da una congiura organizzata. Si disse con la finalità di sollevare il popolo, o forse, imbastita dallo stesso re di Francia.

 

L’assassinio

Il 26 dicembre Galeazzo assistette alla messa mattutina celebrativa di Santo Stefano, recandosi presso l’omonima chiesa. Nonostante fosse scortato da soldati, l’agguato fu repentino e del tutto inaspettato. Appena il duca mise piede sotto il portico della chiesa, tre congiurati: Giovanni Andrea Lampugnani, Gerolamo Olgiati, e Carlo Visconti, gli furono addosso pugnalandolo fino alla morte.

La violenza e la rapidità dell’azione, fu così inaspettata da rendere impossibile o comunque vana ogni difesa, sia da parte del duca, sia da parte degli uomini a lui fedeli che lo attorniavano. I due fuggitivi vennero comunque arrestati pochi giorni dopo, processati, e giustiziati nel gennaio seguente.

Il cadavere di Galeazzo fu immediatamente trasportato in sacrestia e spogliato. Fu successivamente abbigliato con una apposita veste cerimoniale fatta arrivare in fretta e furia dal Castello, dove alla vedova Bona di Savoia non rimaneva che asserragliarsi e proteggere il figlioletto Gian Galeazzo. Non era ancora chiaro quale piega avrebbe potuto prendere la congiura, e tutto era teoricamente possibile da parte dei nemici del ducato sforzesco, primo fra tutti, il re di Francia.

E difatti, del corpo di Galeazzo Maria non si seppe più nulla, proprio come era interesse del fratello Ludovico il Moro, nei cui piani vi era quello di usurpare il potere al giovane nipote Gian Galeazzo. Ma forse qualcuno, quel cadavere non solo ebbe modo di individuarlo, ma addirittura di spostarlo da Milano, per dargli una più degna sepoltura.

 

Le indagini storiche

La risoluzione del delitto ci obbliga a fare un salto indietro di cinque secoli. Ripartiamo con la ricostruzione degli eventi dalla città di Melzo. Proprio qui sorge la chiesa di Sant’Andrea, in cui durante i lavori di restauro fu rinvenuto, sotto il pavimento della zona absidale, un cranio di adulto,  frammentato e non completo, che tuttavia accese la curiosità degli operatori.

Datato col carbonio 14, si stabilì il periodo di decesso del suo proprietario: tra il 1430 e il 1480. Gli esami autoptici rivelarono: l’età compresa tra i 32 e i 39 anni, il sesso e la razza caucasica. Il “caso del cranio senza nome” fu affidato, infine, alla professoressa Vaglienti, che volle appurare se vi fossero le condizioni storiche, mediche e scientifiche per poter attribuire il teschio al Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza.

Il sospetto di essere in presenza di una parte dei resti del duca assassinato nasceva da un fatto storico inconfutabile: l’amante prediletta di Galeazzo, aveva ottenuto dal Signore di Milano in dono il feudo di Melzo. Non era quindi un’ipotesi troppo ardita supporre che la donna avesse fatto traslare il corpo dell’amato per inumarlo definitivamente nella chiesa di Sant’Andrea.

Il tentativo di estrarre DNA dalle ossa rinvenute ha purtroppo dato esito negativo. È stato perciò impossibile confrontarlo con quello di altri corpi di casa Sforza. Si è però voluto tentare la strada della ricostruzione facciale: partendo dal cranio, si è ricostruito l’ipotetico aspetto che poteva avere il volto.

Nonostante dunque si possa ritenere molto probabile l’inumazione del corpo di Galeazzo, elementi certi sulla fine del corpo del duca non se possono, per ora, avere.

@Clelia Mumolo

 

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