Meneghino, la tradizionale maschera del Carnevale di Milano

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La storia e le origini di Meneghino, la tradizionale maschera del Carnevale di Milano

Chi non conosce Meneghino, la tradizionale maschera del Carnevale di Milano?
Giacca verde scuro, panciotto a fiori, calzoni corti e scuri con calze a righe rosse. In testa un cappello a tre punte da cui spunta un codino alla francese. Questa è la figura di Meneghino, riconoscibile da tutti i milanesi, tant’è vero che sono conosciuti con il nome di “meneghini”. Tra l’altro anche il dialetto milanese prende il nome di “meneghino”.
Meneghino è un personaggio semplice spesso descritto come servo e contadino, ma onesto e laborioso. Una maschera capace di mimetizzarsi a seconda della situazione. Tranquillo e istrionico da una parte e obbediente e devoto dall’altra. Allo stesso tempo, però, è anche capace di chiacchierare, stringere amicizia e prendere in giro i difetti dei nobili.
Inizialmente Meneghino è nato come un personaggio del teatro milanese per poi diventare una maschera della Commedia dell’Arte.
A differenza delle altre maschere della Commedia dell’Arte nate da caratterizzazioni dovute a singoli attori, il personaggio si formò nel XVII secolo all’interno di commedie scritte da Carlo Maria Maggi, senza alcuna possibilità di improvvisazione da parte degli interpreti.
Secondo alcune ipotesi Magri avrebbe preso ispirazione per la creazione di Meneghino da Menghino, un personaggio secondario de “La Lena” di Ludovico Ariosto oppure da Menego, contadini del “Dialogo facetissimo” del Ruzante.
Il nome Meneghino è il diminutivo del nome Domenico.
Secondo alcuni, però, il nome sarebbe da considerare come aggettivo sostantivato derivato dal latino “dominicus” con il significato di padronale, domenicale. La motivazione a sostegno di questa ipotesi sarebbe l’usanza diffusa tra il XVI e il XVIII secolo da parte di alcuni signori di avere un servitore solo per le domeniche o per particolari occasioni.
Dopo la morte di Maggi il personaggio di Meneghino iniziò ad essere usato anche da altri autori come il poeta milanese Carlo Porta, che lo rese meno irriverente, e Giuseppe Moncalvo che lo portò alla gloria.
Tuttavia, dopo Moncalvo il personaggio venne interpretato da Luigi Preda e da altri personaggi per poi scomparire progressivamente dalla scene teatrali per diventare un burattino nel teatro delle marionette.
Nel Carnevale Ambrosiano è accompagnato dalla moglie Cecca, diminutivo di Francesca, un’altra maschera popolare milanese.
(Foto tratta da Pinterest)

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