Storia

20 maggio 1930: nasce il Planetario Ulrico Hoepli a Milano

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Il 20 maggio del 1930 venne donato alla città di Milano da Ulrico Hoepli il Planetario Civico.

L’editore dell’omonima casa editrice, svizzero, ma milanese di adozione passò la sua vita coltivando l’interesse per scienze e firmamento. Già da anni, infatti, la Hoepli pubblicava i lavori dell’Osservatorio Astronomico di Brera, oltre alle opere dell’astronomo Schiaparelli.

Costruire per poi rendere civico un Planetario non poteva dunque che essere il passo successivo del noto editore. Quello di Milano, sito nei Giardini Pubblici Indro Montanelli, fu il secondo Planetario costruito in Italia. Anticipato solamente da quello di Roma che vide la luce due anni prima, ma che in ogni caso svolse un’attività molto più saltuaria.

L’edificio del Planetario, progettato dall’architetto Portaluppi in stile neoclassico è il più grande d’Italia. La sua cupola misura un diametro di 20 metri, e sotto la sua volta stellata potevano assistere alle proiezioni 320 persone alla volta. Lo strumento per proiettare le stelle era uno Zeiss modello II. Di origine tedesca, venne inviato in Italia insieme al telescopio destinato all’Osservatorio. Ciò avvenne in “conto riparazione danni di guerra” in base agli accordi di Versailles.

Lo sfondo utilizzato per ricoprire la cupola era originariamente costituito da una semplice tela.

Con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale l’attività del Planetario si interruppe. La tela usata come sfondo, oltre che la cupola stessa vennero danneggiate da un incendio spento grazie all’intervento del custode Aldo Venturi.

Fu per un’idea dello stesso Venturi che il planetario si salvò da possibili danneggiamenti.

Lo strumento venne infatti smontato e nascosto nella chiesa del manicomio di Limbiate, poco fuori Milano. Dedizione e spirito di iniziativa del custode vennero meritatamente premiati nel dopoguerra, tant’è vero che Venturi fu insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica.

L’attrattiva venne riaperta al pubblico il 19 aprile 1949 dopo alcuni lavori di riparazione che compresero l’installazione di un proiettore e la sostituzione della vecchia tela oramai danneggiata con lastre metalliche.

Tuttavia, com’è facile immaginare, l’attenzione dei milanesi era principalmente orientata alla ricostruzione di città e paese.

Planetario Ulrico Hoepli. 87 anni tra le stelle
Planetario Ulrico Hoepli. 87 anni tra le stelle

Solamente con l’avvanto delle missioni nello spazio degli  anni sessanta vi fu una nuova ondata di interesse.

Il vecchio planetario Zeiss modello II venne sostituito con un modello IV più moderno e tutt’oggi in uso.

L’attitudine dall’attrattiva di svilupparsi andando di pari passo con il progresso tecnologico ha fatto sì che nel tempo potesse essere protagonista di manifestazioni culturali.

Computer e sistemi multimediali sono alla base di tale evoluzione. L’acquisizione più recente è un laser per effetti speciali. Esempio di avanguardia, il Planetario Civico, permise perfino conferenze aperte ad un pubblico sordo. Queste erano permesse da una traduzione istantanea nel linguaggio dei segni grazie a soluzioni tecnologiche uniche nel mondo.

Una riflessione deve infine essere dedicata alla localizzazione stessa del Planetario. L’architetto Portaluppi motivò così la scelta dei Giardini dedicati ad Indro Montanelli:

“Non era facile trovare una località adatta in Milano. Che fosse inclusa nell’organismo della metropoli ed al tempo stesso appartata. Una località che mettesse chiunque in grado di dimenticare per poco la febbre che spinge ciascuno di noi alla rincorsa di un suo particolare tormento. E permetta di lanciare il proprio pensiero, senza eccessivi sforzi della fantasia e nella più riposante tranquillità, in scorribande incommensurabili dietro il pellegrinare delle stelle” 

Francesco Paolo Spano

 

 

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